l' Asso degli Assi
Flavio Torello
Baracchini
Flavio Torello Baracchini nasce a Villafranca in Lunigiana il 28 luglio 1895.
Aviatore italiano, Asso dell’aviazione della Grande Guerra con 31 vittorie aeree,
di cui 21 pienamente riconosciute, in sei mesi effettivi di attività.
All'inizio della Prima Guerra Mondiale, richiede l'arruolamento volontario
nel Regio Esercito. Affascinato dall'azione del fronte, compila la domanda
d'arruolamento nell'aviazione entrando a far parte del Battaglione Aviatori.
Baracchini viene assegnato alla 7ª Squadriglia da ricognizione e combattimento
ma a causa del proprio temperamento "offensivo", richiede il passaggio
alla Caccia,
una specialità emergente che stava attirando numerose attenzioni per le gesta
di piloti come Baracca, Ruffo di Calabria e Olivari.
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Inizia l'addestramento alla Scuola Caccia di Cascina Malpensa su di
un Nieuport 11 "Bébé". Dopo la 4ª vittoria, viene affidato a Baracchini uno dei primi Nieuport 17, con motore da 110 cavalli, che gli permette di affinare una tecnica di combattimento, caratterizzata da picchiate "in candela" sul nemico e raffiche di mitragliatrici a breve distanza. Conquista infatti l'allora record del maggior numero di aeroplani abbattuti nel più breve
periodo: 9 velivoli in 36 giorni.
Dopo un mese di attività è già il terzo miglior Asso italiano, dietro a Francesco Baracca e Luigi Olivari, e riceve la medaglia d'Oro al Valor Militare.
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Giornali e riviste nazionali scrivono del nuovo Asso dell'aviazione italiana, soprannominandolo "d' Artagnan dell' aria”.
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Spiritualmente si deve dire che Baracchini era di una bontà infinita,
di una modestia senza pari, di una intelligenza sveglia e di un coraggio Leonino. La motivazione primaria di quest’eroe era l’amor di Patria. Per Flavio questo concetto, che per noi rappresenta qualcosa di infinito ricoperto da una fitta nebbia, si stagliava chiaramente. Fedele agli ideali risorgimentali, di cui si è nutrito fin dall’infanzia, vede nell’Italia la patria, un bene da difendere con la propria vita dalle interferenze straniere. Per questo non esita un istante, appena la Patria in pericolo, parte volontario insieme agli altri quattro fratelli.
Il capitano Adolfo Giuliotti nel libro dal titolo Baracchini (pubblicato nel 1934) dedica a questo Asso della Caccia un capitolo con il seguente titolo: “il record del mondo battuto da barchini“ dal 15 maggio al 22 giugno, in 37 giorni Baracchini sostiene complessivamente 35 combattimenti aerei ed abbatte i suoi primi 9 velivoli stranieri. Baracchini ha compiuto un’impresa memorabile, un risultato fino ad allora ineguagliato da alcun altro pilota.
Dopo solo poco più che un mese di combattimenti Baracchini figura al terzo posto (a pari merito con Ruffo di Calabria) nella lista degli assi guidato da Baracca con 13 vittorie ed Olivari con 11.
I giornalisti della Stampa di Torino si spingono fino al campo di volo dal quale opera il S. Ten. Baracchini desiderosi di intervistare questo fenomeno; abituati al savoir-faire e all’etichetta di Baracca o del nobile Ruffo rimangono spiazzati di fronte alla semplicità casalinga di questo ragazzo.
- il Sottotenente Baracchini?
- guardi ecco là.
- quello in pigiama celeste?
- sì: è lui, ma fate presto perché ora, appena si cambia, deve andare in volo.
“Possiamo confessare che a vedere questo straordinario abbattitori di aeroplani nemici in quella déshabillé Celestino sul campo della squadriglia, presso l’umile baracca di alloggio, fin l’ultima speranza di trovarsi dinanzi a chissà quale imponente guerriero di antico stampo, viene meno, e con essa si perde ogni proposito di enfatiche parole.”
- siete venuti a vedere il mio apparecchio?… ora vi porto a vederlo.
Perché a questo simpatico giovane, lieto e gioviale, non passa per la mente che ci si possa occupare minimamente di lui, come se il merito di aver abbattuto nove aeroplani austriaci in così pochi giorni fosse più della macchina che del pilota.”
Le sue parole sono asciutte, pacate e tali però da far avvertire immediatamente all’intervistatore quale forza d’animo si nasconda dietro quegli occhi implacabili abituati a vedere la morte in faccia. “ come abbatto gli aeroplani? Come fanno tutti gli altri… In quei momenti io ci vedo benissimo: mi sento diventare quasi spavaldo… È più forte di me.”